Nato dall’urgenza di rivendicare e promuovere il valore delle parole, il Festival della Parola, giunto ormai alla sua undicesima edizione e sempre più radicato sul territorio, sceglie quest’anno di offrire il suo megafono ai “Segni di Bellezza” che aiutano a vivere, che danno il titolo alla rassegna 2024, al via nel suo programma principale a partire dal 30 maggio.
In risposta ad un’offerta culturale sempre più consumistica e passiva, il FdP 2024 intende proseguire il suo processo di crescita e utilizzare le sue tante voci per raccontare storie di inclusione e, appunto, bellezza: la bellezza dei luoghi, delle azioni, di tutto ciò che è aggregante, in contrapposizione alle brutture di ogni forma di belligeranza, disparità, degrado, ingiustizia, separazione.
Un’ambizione che intende prendere corpo già dal primo appuntamento di giovedì 30 maggio, alle ore 20.30, nel Convitto Nazionale Maria Luigia (Parma, ingresso Borgo Padre Onorio), in una serata ricca di contenuti e stimoli che in apertura rinnoverà la tradizione del breve spazio con cui “Il Festival dà la parola a…” per conoscere la complessa attività del Convitto dalle parole del suo dirigente, Adriano Cappellini. A seguire la finalissima delle Sfide Oratorie, che quest’anno per la prima volta coinvolgono anche le scuole medie e che, dopo le travolgenti qualificazioni dei giorni scorsi, si prospettano emozionanti e ad elevato impatto emotivo. Scegliere chi portare in finale è stato assai arduo: tematiche originali, corretto uso della lingua italiana, efficace capacità espositiva. Adesso, per le ragazze e i ragazzi che hanno superato le eliminatorie, l’asticella si alza: nella giuria, oltre a Giorgio Triani, ideatore dell’iniziativa, cultori della parola come Vera Gheno e Marco Balzano.
E saranno proprio Gheno e Balzano, alle ore 21.15, i protagonisti di Parole in movimento, un incontro in collaborazione con ANMIC Parma, moderato da Emma Manghi, a cui parteciperà anche Umberto Guidoni, vicepresidente dell’associazione.
La lingua è quanto di più dinamico esista; essa viene non solo costantemente arricchita di termini coniati per veicolare dei concetti prima inesistenti, ma in essa le sue parole, di uso comune, assumono nuovi significati, a volte quasi in antitesi. Ecco che, ad esempio, il termine comunità finisce per perdere la sua natura aggregante per diventare qualcosa dai contorni netti (comunità islamica, comunità lgbt, etc.). Anche la parola normalità ha subito un cambiamento di significato: in passato, era definita in base a criteri rigidi e spesso discriminatori; oggi è vista come un concetto più fluido e inclusivo, che abbraccia la diversità e la complessità della società. L’incontro è un’occasione unica per esplorare il potere delle parole, simboli luminosi che riflettono l’evoluzione (o l’involuzione) della società.
Al termine dell’incontro avrà luogo la premiazione delle Sfide Oratorie. In caso di maltempo il programma si svolgerà all’interno del Convitto Maria Luigia (con ingresso da Borgo Lalatta).