Ora che Cibus si è concluso, vorremmo parlare di una situazione spiacevole che si è verificata durante i giorni della manifestazione e che ha riguardato l’ingresso delle persone con disabilità, facendo molto discutere, purtroppo soltanto il nostro mondo e non la comunità, anche se vorremmo essere parte della comunità e non una comunità a parte.
Con questa riflessione, proviamo a essere costruttivi e cerchiamo di sensibilizzare più persone possibili a una società inclusiva.
Cosa è accaduto: di solito la persona con disabilità e il suo accompagnatore entravano a Cibus gratuitamente. Da quest’anno, biglietto intero (80 euro) per la persona disabile e ridotto (20 euro) per l’accompagnatore. Diciamolo subito, è tutto legittimo: le Fiere di Parma hanno un buon livello di accessibilità. Il problema è nella comunicazione: benché nelle Faq (domande frequenti) sul sito della manifestazione fossero indicati correttamente i prezzi, al telefono le informazioni sono state di tutti i tipi, per la mancanza, supponiamo, di comunicazione interna e allineamento da parte degli operatori. Si sono verificati quindi tanti spiacevoli episodi: in molti si sono recati senza informarsi precedentemente, perché erano abituati alla gratuità, altri, pur informandosi preventivamente per scrupolo, si sono trovati di fronte a un’amara sorpresa una volta arrivati in loco: al telefono si era parlato di gratuità, alla cassa ecco le nuove regole. Legittime, ripetiamo, ma intanto una signora di Mantova, con disabilità al 100%, accompagnata dal fratello, ha fatto un viaggio a vuoto, non volendo spendere 100 euro che non aveva preventivato per quella giornata. Bruttissima, figlia di una cultura sbagliata, la frase pronunciata, dopo uno scambio di vedute con i visitatori di Mantova, da un’operatrice: “Guardate che è una fiera di settore questa”. Come a dire che una persona con disabilità non può essere del settore. Sono situazioni frequenti, ma non ci abitueremo mai, tanto che il fratello della signora ha chiamato in associazione disgustato.
Approfittiamo di questi episodi, per chiarire come, per Anmic, in assenza di una legge che regoli la materia (anche se ci ispiriamo al principio di analogia con normative simili) debbano funzionare le cose.
Se io, persona con disabilità, posso visitare completamente una fiera, pago volentieri come tutti gli altri un biglietto intero: sono messo nella stessa condizione, perché dovrei pretendere un trattamento diverso? Dopodiché, vuoi promuovere uno sconto in favore delle persone con disabilità o addirittura la gratuità? Nessun over 65 al supermercato si è offeso per avere il 10% alla cassa: non ci offendiamo nemmeno noi. E l’accompagnatore? Be’, questa figura dovrà entrare gratuitamente, perché è lì in quanto io non potrei esserci senza di lui. A questo punto, c’è chi dice, perché non conosce come funziona “tecnicamente” il mondo della disabilità e dei relativi riconoscimenti, che tutti gli accompagnatori entrano gratis. No. L’accompagnatore entra gratis se la persona con disabilità ha diritto all’indennità di accompagnamento. Sulla Disability Card, per esempio, che è una carta emessa dallo Stato, valida in tutta Europa (continuiamo a consigliare a tutti di farla: i nostri uffici sono a disposizione per fare la richiesta ad Inps, come fatto già per centinaia di nostri iscritti), sul fronte c’è una “A” maiuscola a identificare la necessità di accompagnatore.
Riassumendo: se la mia struttura è completamente accessibile, la persona con disabilità pagherà il biglietto intero e, se ha diritto all’accompagnamento, il suo accompagnatore entrerà gratuitamente. Vi siete mai chiesti perché nei musei italiani le persone disabili entrano gratis? Perché i musei nazionali, per la stragrande maggioranza dei casi, sono inaccessibili. È un contentino. Poi ci sono quelli dove le persone con disabilità non entrano proprio, perché ai piani superiori, senza possibilità di accedervi: vedi le bellissime (ce lo hanno raccontato, non ci siamo potuti andare) di Degas e di Van Gogh a Palazzo Dalla Rosa Prati a Parma, ma questa è un’altra storia. Per capire ancora meglio, questo discorso vale anche per gli eventi sportivi: posso decidere di andare allo stadio e posso scegliere qualsiasi settore? Bene, pago volentieri. Sono obbligato ad andare nel “Settore disabili”, senza possibilità di accedere ad altri settori? Allora sì: penso di dover entrare gratis o comunque con uno sconto eccezionale. Lo sappiamo che questo discorso non piace a numerose persone con disabilità: vorrebbero entrare gratis sempre. Lo capiamo. Ma come associazione siamo sicuri che creare una società inclusiva, alla lunga, premi sempre. E le persone con disabilità bisogna cominciare a vederle come risorsa, non come un peso: però bisogna metterle nelle stesse condizioni di tutti gli altri.
Sembra difficile, in realtà è semplice, perché abbiamo parlato soltanto di disabilità fisica. Tuttavia, i medesimi discorsi valgono per le altre disabilità: intellettive e sensoriali. E le cose si complicano per chi organizza eventi, perché non basta non avere gradini.
La mia struttura non ha percorsi adeguati per persone cieche? Non ha supporti digitali per la lettura dei testi? E per le persone sorde non ci sono adeguate comunicazioni visive, come sottotitolature o accessi in Lingua Italiana dei Segni? Non esistono soluzioni con CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa) o aree di decompressione sensoriale? Ma li conosciamo tutti i numeri relativi all’aumento dell’autismo nella nostra popolazione? Siamo consci di quanto i bambini di oggi saranno i ragazzi e gli adulti del futuro prossimo e dovremo tutti, ma proprio tutti, fare in modo che possano partecipare alla nostra comunità?
Allora sì, se manca l’accessibilità (va sempre di più intesa in senso universale), entro gratis, o con un deciso sconto, perché non posso godere delle stesse condizioni di chi può vivere l’esperienza completamente. Altrimenti significa lucrare sulla disabilità. Oppure – pensiero terribile, ma non remoto -, vuole dire provare a levarsi il problema, lasciando le persone disabili fuori. Perché fuori non danno fastidio.
D’altra parte, è ormai riconosciuto che la disabilità non è la mera condizione della persona, ma la combinazione tra i suoi limiti e il contesto. Per farla semplice: se io, in carrozzina, non posso entrare in un negozio perché c’è un gradino, allora sono disabile. Se entro in autonomia, allora, non lo sono, anche se sono in carrozzina. Vale per tutte le disabilità e per tutti i contesti.
Per questo dobbiamo sentirci tutti responsabili nell’eliminare le barriere, di ogni tipo.
Print Friendly, PDF & Email