Se n’è andato Fabrizio. Il nostro Fabrizio. Il vostro Fabrizio.
Fabrizio Pelli, 71 anni festeggiati da poco, il 6 marzo scorso, con noi in associazione: pasticcini e vino, facevamo sempre così, per tutti. Dieci minuti in mezzo al lavoro, un po’ alla spicciolata, tra una persona e l’altra, chi poteva e chi no, ma un brindisi non mancava mai. Il tempo di una battuta, una presa in giro, e via.
Si parla al passato, perché senza Fabrizio nulla sarà più lo stesso.
Il nostro Fabrizio se l’è portato via questo maledetto virus. Si è portato via il più buono, il più simpatico, il più forte.
Il giorno del suo compleanno, ci aveva accolto in Anmic con il suo solito sorriso sotto i baffi bianchi e bellissimi, le mani in tasca, a dondolarsi leggermente avanti e indietro, tacco-punto, punta-tacco. Fa così quando se la ghigna, perché sta per dire qualcosa che strapperà sicuro una risata. Infatti quel giorno ci aveva detto che avrebbe compiuto 17 anni, non 71. Se la rideva, perché lui si sentiva così: un ragazzino.
E lo era, un ragazzino. Fabrizio era un volontario strepitoso, sempre presente. Di lui tutti riconoscevano gentilezza con le persone, lo spendersi senza un limite, dare sempre una mano.
Prendersi in giro a vicenda, magari alla macchinetta del caffè, era la medicina quotidiana per tutti noi.
Lo chiamavamo in mille modi. La Mara, per esempio, Pellowski, che chissà se si scrive così, ma sicuramente era un soprannome pieno di affetto e riconoscenza. Faber, Fabri, Pellino, Pellone. Ma anche “Sos-Fabrizio”, quando non ti funzionava qualcosa con il computer o la fotocopiatrice o lo scanner – insomma, qualsiasi cosa riguardasse la tecnologia -, andavi da lui a rompergli le palle e lui subito veniva da te e ti risolveva il problema. Sempre, subito, con il sorriso. Era il più vecchio della truppa, ma in fatto di tecnologia era quello che ne sapeva più di tutti.
Era in pensione Fabrizio e aveva deciso di mettersi a disposizione dell’associazione. Tutti i giorni. Poteva limitarsi a fare il suo, invece non era raro che si presentasse con un’idea da condividere, un progetto, una strada da intraprendere, una soluzione ad un problema. Era sempre proiettato al futuro, in continuazione. Non si accontentava mai.
Una persona irripetibile.
Non mancava mai alle briscole, il mercoledì sera, in Anmic. Ultimamente gli piaceva da impazzire il burraco. Gli piaceva la vita come non mai. La condivisione delle cose belle con gli amici, la passione per il lavoro, il volontariato, i viaggi, le cene in compagnia, la famiglia. Era quasi sempre l’ultimo ad andarsene. Quando non capitava, faceva il giro di tutti gli uffici, sfregandosi le mani, dicendo: “Carissimi, questa volta non sono l’ultimo. Stasera burraco, mi devo preparare”. Con quel baffo bianco, con quel sorriso di chi ama la vita.
In vacanza ci andava con gli amici, come si faceva da giovani: lui, l’inseparabile moglie Marina e la sua combriccola. Come si faceva da giovani perché lui era il più giovane di tutti noi.
Aveva sempre fatto il vigile urbano. Raccontava di aver dato pochissime multe. Altri tempi, probabilmente. “Mi piaceva spiegare, non punire”, raccontava spesso.
Ecco perché non si meritava una punizione così.
Mancherà tutto di Fabrizio, ogni giorno.

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